“Quest’udienza è il termine di un percorso – quello di Stanley – durato 17 anni”. Lo ha detto l’avv. Daniela Agnello, legale di Stanley, nel corso dell’udienza di fronte alla Corte Costituzionale in cui si è discusso della legittimità della norma – contenuta nella Stabilità 2011 – che impone ai Ctd di pagare il prelievo sulle scommesse raccolte in favore delle scommesse. La questione ruota intorno al fatto che il centro, ai fini fiscali, viene trattato alla pari del bookmaker, in sostanza pur percependo un semplice aggio sulla raccolta trasmessa al bookmaker, è tenuto a pagare il prelievo sull’intera raccolta. “I ctd hanno subito una serie di processi penali, ma dopo 3 sentenze della Corte di Giustizia e 1300 sentenze di assoluzione passate in giudicato, l’offensiva è passata sul fronte amministrativo e fiscale”. E sulla norma fiscale “Il centro percepisce un aggio tra il 3 e il 4 per cento della raccolta, ma adesso deve pagare un prelievo tra il 4 e il 7 per cento. Che capacità ha di pagare questo prelievo? Non ha alcuna possibilità di traslare il prelievo sul giocatore, visto che non è lui a stabilire le quote”. Ha quindi replicato alle memorie dell’avvocatura di Stato, secondo cui il Centro dovrebbe stipulare un contratto con il bookmaker in modo da addossare il prelievo a quest’ultimo: “ma la norma del 2011 ha efficacia retroattiva”. Ha quindi ricordato le sentenze della CGE sostenendo che a raccolta effettuata da un CTD non debba essere considerata illegale, e ha quindi sottolineato le differenze tra l’agenzia di un concessionario e un Ctd “nel primo, il prelievo viene pagato dalla compagnia madre. Nel secondo dal centro”. E quindi, ha ricordato che comunque la Stanley versa il prelievo previsto a Malta, in base alle norme locali.
Pubblicato il 23/01/2018 alle 14:09
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