Dal mese di settembre 2017 il Gruppo Stanleybet paga regolarmente le imposte dirette relative alle attività italiane. È quanto conferma ad Agipronews Daniela Agnello, avvocato del bookmaker inglese, ripercorrendo la vicenda dell’accordo con l’Agenzia delle Entrate. «La regolarità dell’attività della società è stata dichiarata dalla costante giurisprudenza nazionale e comunitaria. Di recente anche la Corte Costituzionale ha riconosciuto che si tratta di un operatore che svolge attività lecita. Le società del Gruppo Stanleybet hanno sempre pagato le imposte nei rispettivi Stati di sede (Regno Unito, Danimarca, Belgio, Germania, Romania, Croazia, Malta e Cipro)». La vicenda fiscale prende il via nel marzo 2014, quando la Guardia di Finanza di Roma ha trasmesso notizia di reato al Pubblico Ministero sull’ipotesi dell’esercizio – mediante più stabili organizzazioni occulte – dell’attività illegale di raccolta delle scommesse in evasione totale di imposta, contestando il reato associativo. «A seguito di ulteriori indagini – spiega il legale – nell’agosto del 2014 la Procura di Roma ha formulato richiesta di sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta di ingenti somme. Il Giudice delle Indagini Preliminari di Roma, nel settembre del 2014, ha accolto le richieste della Procura per il solo reato di evasione fiscale ed ha emesso decreto di sequestro preventivo per equivalente a carico della società.La difesa della società ha proposto ricorso al Tribunale del Riesame di Roma che, nel novembre dello stesso anno, ha annullato il decreto di sequestro preventivo a carico della società e del suo legale rappresentante. «Il Tribunale ha escluso gli indizi di colpevolezza e ha dichiarato inesistente la stabile organizzazione statuendo altresì che risultava dimostrato dai documenti che gli obblighi fiscali erano adempiuti nel Regno Unito. La Procura ha presentato ricorso per cassazione contro l’ordinanza del Tribunale di Roma; la suprema Corte ha rigettato il ricorso della Procura escludendo la stabile organizzazione e ritenendo inesistente il fumus del reato, su conclusioni conformi della Procura Generale», prosegue Agnello. Nel frattempo, il Gruppo Tutela Entrate della Guardia di Finanza, già impegnato nelle indagini definite con la sentenza della Corte di Cassazione, ha dato avvio ad una verifica fiscale nei confronti di Stanleybet sul presupposto dell’esistenza di una stabile organizzazione di quest’ultima sul territorio italiano, che avrebbe sottratto a imposizione (IRES, IRAP e altri tributi) i redditi prodotti negli anni d’imposta 2003-2008. Dopo una breve sospensione dell’attività di verifica mentre era pendente il procedimento penale, nel febbraio 2016 la GdF ha ripreso l’attività di verifica iniziata nel 2014, escludendo le annualità precedenti al 2008 ed estendendo la verifica anche ai periodi d’imposta 2009-2014, ritenendo quindi dovute ingenti somme a titolo di IRAP e IRES. «Nel marzo 2017, è stato concluso il procedimento di adesione. Successivamente è stata perfezionata la procedura di adesione anche per le annualità 2015 e 2016. Dal mese di settembre 2017 il Gruppo Stanleybet paga regolarmente le imposte dirette relative alle attività italiane», conclude l’avvocato Agnello, da vent’anni impegnata nel settore del gaming
Pubblicato il 20/03/2018 alle 13:08
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