(La Scommessa Sportiva TS) LA CASSAZIONE DA’ RAGIONE A STANLEY: DISCRIMINAZIONI NEL “BANDO MONTI”
16153
post-template-default,single,single-post,postid-16153,single-format-standard,bridge-core-2.7.0,qode-page-transition-enabled,ajax_fade,page_not_loaded,,qode-child-theme-ver-1.0.0,qode-theme-ver-25.5,qode-theme-bridge,qode_header_in_grid,wpb-js-composer js-comp-ver-6.6.0,vc_responsive
 

(La Scommessa Sportiva TS) LA CASSAZIONE DA’ RAGIONE A STANLEY: DISCRIMINAZIONI NEL “BANDO MONTI”

Pubblicato il

Per la prima volta la Corte di Cassazione riconosce direttamente le discriminazioni subite da Stanleybet con il “bando Monti”: finora si era limitata a indicare ai giudici di primo o secondo grado, i criteri e gli strumenti da applicare al caso concreto.

La Sentenza è stata pubblicata la settimana scorsa, il caso è quello di un CTD lombardo già dissequestrato dal Tribunale del Riesame di Milano.

A portare la questione di fronte alla Suprema Corte la Procura della Repubblica che ha impugnato la sentenza. Al centro della vicenda, ancora una volta, la clausola sulla cessione gratuita della rete, ovvero la norma inserita nelle convenzioni che obbligava le agenzie a trasferire ai Monopoli tuti i beni materiali e immateriali utilizzati per la raccolta delle scommesse, una volta che la concessione giungeva a termine, oppure nei casi di revoca o decadenza. La clausola è stata contesta praticamente da tutti i bookmaker paralleli, che chiaramente si sono battuti per portare la questione di fronte alla Corte di Giustizia Europea. I giudici comunitari l’hanno bocciata un anno fa con la “sentenza Laezza”, mentre intanto lo stesso Governo italiano l’aveva già abrogata a fine 2015. Nella sentenza della settimana scorsa, i giudici della Terza Sezione Penale ricordano la pronuncia dei colleghi lussemburghesi, e bollano come «infondato» il ricorso del Procuratore della Repubblica: «L’ordinanza del Tribunale di Milano, in linea con le pronunce citate della Corte di Giustizia, è corretta».

Un successo, insomma, dal forte valore simbolico, tanto che il bookmaker anglo-maltese parla di «una sentenza che mette la parola fine ai contrasti giurisprudenziali». E in una nota spiega: «I Giudici nazionali scrivono e confermano che la scelta di Stanleybet di non partecipare alla gara Monti non va qualificata come una libera scelta imprenditoriale». Al contrario, «lo Stato italiano, ha reso impossibile conseguire le condizioni di eguaglianza concorrenziale e i titoli necessari a svolgere l’attività di organizzazione di scommesse». «La pronunzia della Corte di Cassazione dimostra, ancora una volta, che la “gara Monti” è stata per Stableybet una gara non concorrenziale che prevedeva misure non proporzionate, poco chiare e poco trasparenti, rimesse alla discrezionalità dell’amministrazione» ha aggiunto Daniela Agnello, legale del bookmaker anglo-maltese. «Nel frattempo, in tutta Italia vengono emessi provvedimenti di disapplicazione della sanzione penale e di dissequestro dei centri Stanleybet».

No Comments

Sorry, the comment form is closed at this time.