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Riceviamo e, volentieri, pubblichiamo un contributo dell’avvocato Daniela Agnello sul tema: scommesse, ctd e illegalità e in merito al contenzioso europeo.
“A seguito dell’articolo ‘Scommesse, ctd e illegalità: piccoli concessionari insorgono’, nel quale viene fatto un riferimento chiaro e incontrovertibile al sottoscritto difensore sia per la difesa nella causa Politanò davanti alla Corte di Giustizia, sia per la difesa del Bookmaker Stanleybet. Il collegamento operato al ‘sistema illecito’ dei Ctd, alla ‘confusione nelle aule dei tribunali’, ad ipotesi di concorrenza sleale, o alla difficile lotta all’illegalità, richiede dei necessari e opportuni chiarimenti al fine di evitare errate o suggestive rappresentazioni della realtà oggettiva. In Italia l’affidamento in concessione dei diritti per l’esercizio dei giochi e delle scommesse è stato regolamentato da tre gare e da un normativa in contrasto con i diritti del Trattato dell’Unione Europea e della costante giurisprudenza della Corte di Giustizia.
Lo studio legale Agnello con la titolare, Daniela Agnello, da oltre quindici anni nel settore del gaming in difesa della multinazionale Stanleybet e dei suoi centri affiliati, nonché di altri innumerevoli Bookmakers ha il primato assoluto di aver fatto censurare dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea le tre gare italiane.
La sentenza Laezza del 28 gennaio 2016 ha dichiarato che le gare Monti per l’affidamento in concessione di 2000 diritti ostano con il diritto dell’Unione.
In tutte le sentenze anche l’Avvocato generale e la Commissione Europea hanno espresso pareri conformi alla difesa e alle argomentazioni dell’avv. Agnello.
A seguito delle sentenze interpretative della Corte UE la giurisprudenza nazionale si è uniformata con pronunzie di disapplicazione delle sanzioni penali nei confronti dei titolari dei centri collegati con gli operatori discriminati.
Anche in sede amministrativa e tributaria ho dimostrato che la normativa italiana è in contrasto con il diritto dell’Unione Europea e i giudici nazionali hanno sollevato le questioni pregiudiziali comunitarie e di legittimità costituzionale.
In sede civile i giudici hanno sempre escluso ipotesi di concorrenza sleale dei Ctd nei confronti di piccoli e grandi concessionari.
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